Sin dalle elementari, decisi che da grande avrei fatto l’ostetrica perché mi piacevano i bambini, ma non c’avevo capito granché. Eh sì, perché già dall’inizio del mio tirocinio universitario capii subito di chi invece avrei dovuto occuparmi maggiormente: delle donne e non dei bambini.

L’ostetrica, ho capito, che non è colei che fa nascere i bambini (come si sente sempre dire), ma è colei che, silenziosa ma presente come un gatto, guida la donna al miglior parto e il bambino alla miglior nascita.

Come? Non facendo niente.

E che lavoro sarebbe allora non far niente ci si potrebbe chiedere?

Il lavoro dell’ostetrica, invece, è un duro lavoro, oggi più che in passato!

Non è vero che oggi siamo facilitate perché ci sono le ecografie e non si usano più le mani… ci sono i cardiotocografi e non si usano più le orecchie ecc, al mondo d’oggi fare l’ostetrica è davvero molto faticoso.

Infatti, non sono le mani o le orecchie che riposano a fare il lavoro più semplice, perché tanto per fare l’ostetrica ci vogliono più che altro il cuore e l’anima, nel senso che se sei un’ostetrica lo sei sempre, lo sei dentro, insomma è la tua missione.

La missione di noi ostetriche moderne, penso io, sia molto ardua, e qual è?

Restituire il parto, la nascita, il sapersi madri alle donne!

Un sapere e una faccenda ahimè molto complicati al giorno d’oggi poiché le mani maschili sul parto hanno fatto sì che le donne dimenticassero il loro saper essere gravide, il loro saper partorire, il loro saper allattare.

È tutto racchiuso in schemi e tabelle (per carità servono… ma non sono tutto!) e tra numeri, ascisse e ordinate, le donne perdono il loro istinto, delegano il loro corpo, il loro cuore e la propria mente ad altri che le espropriano del loro potere.

Ebbene, l’ostetrica deve far riacquistare questo potere alle donne, lo deve risvegliare dal torpore dal quale è offuscato da troppo tempo.

Ecco allora perché faccio l’ostetrica, per permettere alle donne di ritrovare la fiducia in loro stesse, per permettere alle donne di sentirsi forti come rocce, di sentirsi potenti, di sentirsi dee!

No, non esagero.

Ogni donna che partorisce compie un piccolo miracolo, dona alla luce una nuova vita… cioè vi sembra poco?

Gli uomini hanno sempre avuto paura di ciò e maschilizzando e medicalizzando, cercano di appropriarsi il merito della nascita.

Quante volte sentiamo dire dalle donne “l’ha fatto nascere X ostetrica o X medico” e ahimè anche tanti medici o colleghe che dicono “l’ho fatto nascere io!”.

Niente di più terribile.

La vittoria più grande per me nell’assistere una donna, è che dopo il parto sia fermamente consapevole che il suo bimbo/a è nato grazie alla sua forza (e anche dei bimbi per carità anche loro fanno la loro parte) e al suo potere di dare alla luce.

Questo, però, quando non accade genera molta frustrazione… e purtroppo molto frequentemente non accade, perché l’ostetricia moderna ahimè prevede molta medicalizzazione e il non rispetto dell’andamento e dei tempi fisiologici del travaglio.

Per un’ostetrica, quindi, diventa difficile difendere la donna da disturbi esterni, ma lo facciamo ed è questo il nostro lavoro: difendiamo le donne!

Se proprio devo dirla tutta, personalmente gradirei più autonomia e meno persone nei travagli, porte che sbattono, chiacchiericci, persone che entrano ed escono, queste cose mi fanno proprio arrabbiare.

E se danno fastidio a me che non ho le contrazioni, mi immagino una “povera” donna che cerca di creare la sua tana e si sente disturbata in continuazione, una follia.

Quindi sì, meno persone nei travagli e, se proprio non fosse possibile farne a meno, che almeno stiano zitte… e ferme… non si dovrebbe notare la loro presenza, perché non si può facilitare un processo involontario, si può solo non disturbarlo.

Ecco, vi prego non disturbate una donna in travaglio.

E poi sì, che almeno la fisiologia sia nostra, noi siamo le tutrici della fisiologia… basta con interventi inutili e dannosi, basta rompere le membrane senza indicazione clinica, basta far spingere le donne a comando perché no… dilatazione completa non vuol dire per forza inizio del periodo espulsivo, basta costringere le donne a pancia in su come tartarughe in difficoltà, basta fare tagli al perineo per accelerare un espulsivo senza motivo, basta dare un “aiutino” sulla pancia per far nascere prima il bambino, insomma basta, non se ne può proprio più.

Tutto per accelerare, per far prima… come se ci stesse scadendo il tempo massimo, d’altronde tutta la nostra società va di fretta: fast-food, cibi pronti, macchine, cellulari, sms, Facebook… eh sì, c’entra c’entra, perché non c’è più tempo di cucinare, non c’è più tempo per mangiare, non c’è più tempo per le passeggiate, non c’è più tempo per incontrarsi, non c’è più tempo per fare due chiacchiere e, purtroppo, non c’è più tempo per partorire.

Quindi, alla fine di tutta questa lunga e tortuosa riflessione, volete sapere perché ho fatto l’ostetrica?

Per custodire il tempo della nascita.

Monica