Articolo di Paola Iop per il periodico di Percorsi Salute.

Parto e dolore sono biblicamente connessi da millenni e nel pensiero comune intrinsecamente collegati, l’uno non potersi espletare senza l’altro.
Contemporaneamente si sono sprecati i tentativi più o meno moderni per gestire / cancellare / controllare il dolore del parto o giustificarlo o dargli un senso logico o punitivo o eroico o consolatorio.
Insomma, il tema è profondamente dibattuto e presenta aspetti molteplici nei dibattiti tra donne / ostetriche / operatori che ruotano intorno alla nascita e sembra che si fatichi a tirarne fuori le gambe.
Scatena opinioni, certezze e affermazioni a volte perentorie o assolutistiche e molte volte da il via a scontri quasi ideologici sulla vita, l’esistenza, i massimi sistemi filosofici e il senso comune della vita. Spesso nel sostenere
l’una o l’altra idea le persone si arrabbiano, si irrigidiscono o si atteggiano a moderni santoni dimostrando in tal modo quanto il tema trascenda il parto di per sé per raggiungere vette altisonanti di pensiero e di affermazione di
principi assoluti nel tentativo di far prevalere l’una o l’altra opinione che poi riassunte sono fondamentalmente due.
O si tratta infatti di una “punizione biblica” da cui è arrivata finalmente l’ora di allontanarsi con l’uso di potenti artificiali anestetici iniettati a vari livelli e con varie modalità che cambiano a seconda della ricerca medica in voga al momento (ma sempre contrabbandati come sicuri e finalmente risolutivi).
Oppure c’è la versione “naturale” per cui il dolore fa parte del processo fisiologico e toglierlo sarebbe un sacrilegio, va dunque accettato e vissuto nella sua interezza con strumenti dolci (massaggio acqua respiro canto) che promettono risultati eccellenti con celebrazioni a volte addirittura estatiche.
Indubbiamente il dolore è “la grande paura”.
Durante i corsi di preparazione alla nascita quando si chiede quale sia il pensiero che ricorre e preoccupa intorno al parto “il dolore” viene mormorato con gli occhi bassi, quasi solo pronunciarne la parola inducesse a un misto di timore, vergogna di ammetterlo, sofferenza già iniziata.
Oppure in tono un po’ spavaldo e perentorio, che quasi intimidisce le altre, qualcuna afferma che no, ormai non è più un problema…la medicina e la scienza si sono prodigate con risultati eccellenti e le varie anestesia moderne hanno scalzato alla preistoria l’antica maledizione contro la povera
Eva, rea con la mela di avere tentato di infrangere il potere della conoscenza.
Ma è proprio così?
Come ostetrica posso dire che anche per me, nell’accingermi ad assistere le donne, il dolore ha costituito e costituisce per certi versi una preoccupazione.
Negarne l’esistenza sarebbe un falso ideologico e so che spesso è proprio uno scoglio su cui ci si incaglia, la cui circumnavigazione impegna energie e fatica e creatività.
Ma ho conosciuto in questi anni davvero tante donne, ho avuto la fortuna di assistere alla nascita di tante creature e mi sembra di poter affermare che davvero ogni nascita è unica, ogni donna è unica, ogni bambino è unico e la stessa donna può vivere diversamente ogni parto decretandone così l’unicità
anche rispetto alla propria storia e alla propria vita.
Mi sono resa conto inoltre che la nascita è un avvenimento personale, ma anche sociale e storico e forse epocale.
Mi sembra invece che, con fastidiosa ripetitività nei secoli, del dolore se ne vogliano occupare in tanti… medici anestesisti e ginecologi, ma anche ostetriche, santoni e guru di vario calibro e autorità variabile ognuno fornendo la sua miracolosa ricetta.
Forse si continua a non dare spazio alle protagoniste principali, insieme al bambino, di questo evento grande che è la nascita e che con immutata emozione ci spaventa, ci affascina ci commuove e tocca corde che stanno nel cuore più che nella mente.
Impariamo ad ascoltare le donne, lasciamole parlare e scegliere.
Accogliamo con modestia le paure, i racconti famigliari, le storie delle nonne e delle mamme che hanno plasmato l’immaginario e lo sconosciuto di ogni donna. Accettiamo le credenze e le fantasie personali. Lasciamo spazio alla sorpresa e all’incertezza. Ascoltiamo la storia di ogni vita senza giudicare perché ogni anima è unica e legittimamente deve fare il suo percorso.
Non entriamo con arroganza nella vita degli altri.
Ogni donna avrà la sua soluzione da provare, da sperimentare, da vivere.
Potrà essere vittoriosa, ma insieme sofferta e travagliata, oppure più leggera e lieve. Potrà richiedere pianto e fatica, ma potrà inaspettatamente anche scivolare soave come una chiave in una serratura ben oliata.
Le donne sanno e hanno diritto che il loro sapere e le loro scelte vengano sostenute senza essere giudicate da occhi impassibili o misericordiosi ma sempre “altri”
La scelta delle donne viene dalla loro storia e dal loro cuore, dalla loro paura ma anche dalla loro anima.
Il nostro ruolo come ostetriche è accogliere, contenere, accompagnare, sostenere non le nostre convinzioni ma la singola donna e il singolo bimbo che abbiamo di fronte.
Abbiamo certo anche il dovere di decondizionare e informare, e su questo tema ognuna di noi fornirà gli strumenti che le appartengono e che condivide e che sono frutto a loro volta della vita e dell’esperienza e delle scelte della singola ostetrica.
Probabilmente ogni donna troverà l’ostetrica con cui relazionarsi, quella che le garantisce il rispetto e il sostegno delle sue scelte.
In ogni altro caso rischiamo sennò di offrire soluzioni preconcette, modelli astrusi e protocolli distanti come il cielo dalla terra.
Mi rendo conto di non avere nominato finora l’altro grande protagonista della nascita che è il padre del bambino. Ma davvero forse nel dolore lui non c’entra, forse anche lui deve acquisire a questo proposito un ruolo di spettatore partecipe ma esterno.
Molti uomini, dopo avere assistito al parto delle loro compagne, aumentano poi la stima verso di loro per averle viste portare a termine un così impegnativo compito, e crescono anche l’ammirazione e la meraviglia per avere condiviso un evento che ha qualcosa di soprannaturale e magico.
Ma le protagoniste sono e rimangono le donne.
Che solo nella completa, totale e assoluta libertà possono dare alla luce ogni volta con rinnovato stupore i loro figli.